Ad inizio stagione, questa estate, mentre la Juventus con l’avvento di Agnelli e Marotta, ed una campagna acquisti in una prima fase (con gli acquisti di Bonucci, Krasic, Motta, Martinez, Aquilani e Quagliarella) giudicata stellare o quantomeno molto soddisfacente, si avviava a ricominciare un nuovo ciclo vincente (o almeno così si sperava, e infatti alla fine sappiamo tutti come sta andando), la nazionale, reduce dalla bruciante figuraccia in Sudafrica, era chiamata ad una rifondazione nel bel mezzo di una tempesta, senza sapere da dove, su quali basi poter ricominciare a rifondare. Il ciclo dei campioni del mondo era finito, e, proprio perché si era data troppa riconoscenza a questi, giovani promettenti in giro non se ne vedevano, o se se ne vedevano, continuavano a marcire nelle panchine di Serie A e B, senza una minima possibilità di futuro. Ed oggi, almeno stando a quanto dicono i media, la situazione per la nostra nazionale non è migliorata, e la difficoltà a trovare giovani forti, bravi e già di livello internazionale, sui quali puntare per il futuro, si avverte eccome. Tuttavia, il lavoro di Cesare Prandelli si può ben notare, e la sua impronta, da un punto di vista umano, tecnico e tattico è già ben evidente. Lo dimostrano i risultati fino ad ora ottenuti: 13 punti su 15 nel girone di qualificazione agli Europei, goleada alle Far oer, vittoria contro la seconda del girone in Slovenia, e pareggio in Germania, contro una delle nazionali più forti del momento, sorpresa ma allo stesso tempo conferma ai Mondiali Sudafricani.
La Juve, invece, continua a sprofondare nel baratro.
Noi tutti sappiamo il legame irreversibile che lega la prima squadra di Torino alla nazionale, basta pensare che nel 34, nel 38 e nell’82, il 90 per cento della squadra titolare campione del mondo era composta da juventini, e che anche nel 2006, nella finale Italia-Francia, tra ex, attuali e futuri juventini scesi in campo quella sera, si sarebbe potuta formare una squadra di 11 giocatori: Buffon, Zambrotta, Cannavaro, Thuram, Grosso, Camoranesi, Vieira, Zidane, Del Piero, Henry, Trezeguet, Iaquinta. Ancora oggi, nonostante tutto, se delle prime 4 squadre in Serie A ci sono soltanto 4 giocatori, la Juve continua a detenere il suo blocco, con ben 6 juventini in pianta stabile nel giro della nazionale. Nel bene e nel male, quindi, Juventus è sempre stato sinonimo di Nazionale Italiana. E non è un caso che a partire dal 2006, anno in cui la Juve è scesa in B, dal cui abisso non è ancora del tutto risalita, anche la nazionale dopo aver raggiunto l’apice ha vissuto in lunghissimo declino.
Ora, però, mentre, come abbiamo detto prima la nazionale sta cercando di risalire la china, frutti di un progetto nella Juve non se ne intravedono nemmeno. Molti dei giocatori però sono gli stessi, come si spiega questo fatto? Potremo analizzarli uno per uno.
Partiamo da Buffon, portiere sulla carta più forte del mondo, ma reduce da errori nella Juventus che non ha mai fatto in carriera, tanto da essere arrivato addirittura ad un certo punto a rischiare il posto in favore di Storari, che invece in Nazionale è capitano, gioca con la solita sicurezza e la trasmette pure a tutta la squadra. La coppia centrale della Juventus, Bonucci-Chiellini, ultimamente è quantomeno disastrosa: dà, ogni volta che viene messa alla prova, la sensazione di far acqua da tutte le parti, e non mostra né sicurezza né compattezza. Nonostante tutto, è la coppia titolare della nazionale, e lì non fa una piega: Bonucci non sbaglia un lancio, Chiellini recupera tutta la grinta. E per finire Aquilani, debole ed inconcludente nell’ultimo periodo alla Juventus, principe del centrocampo del centrocampo in azzurro. Ma allora, dove sta il problema? Ha provato a spiegarselo lo stesso Aquilani: “Me lo chiedo pure io, comunque il fatto che in nazionale giochiamo bene significa che non siamo dei brocchi come ci vogliono far sembrare”. E’ verissimo, ma qual è il problema? Perché ciò non lo dimostrano anche in bianconero? Problemi di natura tattica non ce ne sono, perché tutti, fatta eccezione per Aquilani, che gioca leggermente più avanti, occupano lo stesso ruolo che occupano anche nei rispettivi club; malafede presuppongo neanche, in quanto se mi si tira indietro una gamba, lo si fa in nazionale, per non rischiare di infortunarsi nei rispettivi club, dove se non si gioca bene, quasi come in un circolo vizioso, si rischia di perdere anche la possibilità di rappresentare calcisticamente l’Italia. Il segno zodiacale, infine non c’entra: i bianconeri non sono Gemelli, né tanto meno noi siamo Domenech che crediamo al potere degli astri.
La vera causa, allora, di questa strana involuzione dei giocatori bianconeri quando giocano col club, ed improvvisa calma, maturazione quando invece sono in nazionale (in genere dovrebbe capitare l’opposto) è sicuramente dovuta all’ambiente che in questo momento condiziona la squadra: i giocatori hanno timore, giocano con paura, e non riescono ad esprimersi al meglio.
E la colpa di chi è? L’avessimo scoperto, ora non saremmo a descrivere questo scenario terrificante, sono cambiati dirigenti, allenatori, preparatori, giocatori, perfino presidenti, e la soluzione non è stata trovata.
Chissà quando e se mai torneremo ad essere la vera Juve.